La gravidanza è un periodo delicato nella vita di una donna e del bambino che porta in grembo in quanto le alterazioni ormonali e la nuova vita che sta nascendo influenzano decisamente quelle che erano consuete abitudini. In particolare in ambito medico è necessario prendere il doppio delle precauzioni in quanto ci sono molti rischi potenziali nascosti. Per questi motivi spesso alle donne in gravidanza è sconsigliato di sottoporsi a interventi particolarmente invasivi, rimandando fino alla nascita del bambino.
Tuttavia, se una gestante ha bisogno di sottoporsi ad esempio all'avulsione del terzo molare, lo può fare seguendo alcuni accorgimenti, purché sia per motivi urgenti e validi, come un dolore difficilmente sopportabile o il rischio evidente di contrarre un'infezione che potrebbe essere dannosa per entrambi. In primo luogo bisogna considerare che esiste un periodo migliore per eseguire l'intervento ed è rappresentato dal secondo trimestre di gestazione, perciò dal quarto al sesto mese. Difatti se si procede prima c'è il rischio di compromettere lo sviluppo embrionale ancora in corso, mentre se si procede dopo si rischiano altri problemi correlati anche all'ingombro fetale.
Non esistono controindicazioni assolute all’uso di anestetici locali poiché i principi comunemente utilizzati sono sicuri in quanto non attraversano la placenta grazie al loro elevato peso molecolare; al massimo va evitato l'uso del vasocostrittore. Per quanto riguarda infine la possibilità di assumere antibiotici, quello di elezione in gravidanza è l'amoxicillina, mentre per ciò che concerne la gestione del dolore post-operatorio si può assumere paracetamolo. In conclusione, in casi estremi, alddove l'indicazione all'estrazione sia perentoria si può procedere, prendendo le dovute precauzioni ed operando in sicurezza.
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